
01/02/2023
Soft skills a scuola al via nel 2023, cosa prevede la legge
L’11 gennaio 2022 la Camera ha approvato
la proposta di legge per l’inserimento delle “soft skills” nel
sistema educativo scolastico. Il concetto di soft skills fa riferimento
a quelle competenze legate all’intelligenza emotiva e alle abilità
naturali che ciascuno di noi possiede.
Ecco che si pensa di «introdurre,
nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, le competenze non
cognitive (come amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva, apertura
mentale) per contrastare in modo efficace la povertà educativa e la dispersione
scolastica». Il disegno di legge, di iniziativa parlamentare, ha visto
impegnati nella stesura deputati della maggior parte dei gruppi.
Che le soft skills, o
competenze non cognitive, siano di cruciale importanza è indubbio. I due
anni di didattica a distanza hanno ulteriormente ridotto lo sviluppo di
alcuni valori fondamentali per la crescita personale e professionale dei
ragazzi. Ad esempio, sono certamente venuti meno i tipici rapporti
relazionali e di interazione che intercorrono tra i corridoi, nei cortili e
nelle aree comuni scolastiche, processi dati per scontati ma importantissimi
per la crescita interpersonale.
La proposta di legge prevede che
la sperimentazione abbia inizio nel 2022-2023 per tre anni nelle scuole
di ogni ordine e grado, compresi i Cpia, in parallelo con l’attività di
formazione dei docenti.
Ma cerchiamo di capire meglio
questa nuova normativa:
Cosa sono le soft skills
La legge, oltre a essere
particolarmente interessante poiché nata da un’iniziativa diretta del
Parlamento e non come applicazione di una direttiva governativa, rappresenta
certamente un punto di partenza per una scuola innovativa, che consolida
e promuove un nuovo modo di apprendere: più trasversale e soprattutto più
vicino alle esigenze formative di bambini e ragazzi, accogliendo la
necessità di renderli consapevoli e protagonisti del proprio apprendimento
nella sua dimensione globale.
Per comprendere precisamente cosa
sono le soft skills è necessario partire dalle hard skills, cioè
tutte quelle conoscenze di natura tecnica che si acquisiscono a scuola,
utili per poter svolgere una certa mansione.
Si tratta delle famose competenze
di base di natura professionale, ad esempio, l’abilità nell’usare un certo software
o la conoscenza di un sistema di produzione. Si tratta di tutti quei
mezzi vengono forniti presso le scuole o in corsi professionalizzanti
attraverso programmi didattici tradizionali. Insomma, è tutto ciò che è
stato fatto finora.
Le soft skills, invece,
sono più complesse da identificare. Spesso venivano chiamate, semplicemente, attitudini
intrinseche che ogni ragazzo sviluppa in base alle sole esperienze che
compie nella vita. Quindi talento, capacità di problem solving, buona gestione
dello stress, derivano da situazioni a cui ci si trova davanti e che vanno
risolte. La scuola si deve inserire in questo contesto in modo da poter aiutare
a tirare fuori il meglio dai ragazzi e fornire al mondo del lavoro, in futuro,
personale sempre più adatto e adattabile alle esigenze aziendali.
La classificazione delle soft
skills
Le soft skills sono classificabili
in categorie e a farlo ci ha pensato la Commissione Europea a seguito di una ricerca
relativa al mercato professionale. Quindi ecco come riconoscerle:
- soft skills di efficacia personale:
resistenza allo stress, flessibilità, autostima, stress control,
creatività e apprendimento continuo;
- soft skills di servizio e relazionali:
orientamento al cliente, comunicazione con l’esterno, cooperazione e
capacità di mantenere rapporti con terzi;
- soft skills di influenza e impatto:
tendenza alla persuasione, organizzazione consapevole, mantenimento della
leadership e coaching;
- soft skills per la realizzazione:
ordine e qualità, iniziativa, approccio costruttivo, orientamento al
risultato, organizzazione e pianificazione delle attività, autonomia nel
lavoro e problem solving;
- soft skills cognitive: capacità di
astrazione e analisi.
Si tratta di caratteristiche che,
molto spesso, pratichiamo nella vita di tutti i giorni ma non riusciamo
a riconoscerle come possibili marce in più per sfondare nella vita
professionale.
La normativa
A dare delle direttive è la Raccomandazione
del Consiglio dell’Unione Europea di maggio 2018, in cui si richiede di
assicurare il diritto all’istruzione e fare una sorta di upgrade,
inserendo nuovi metodi che permettano lo sviluppo a 360 gradi dello
studente.
Per avere successo è necessario
partire sin dall’infanzia, pertanto già dalla scuola primaria bisogna sollecitare
i bambini allo sviluppo delle capacità trasversali, però attraverso attività
ludico-creative. In questo caso, ogni componente della classe si troverà in
situazioni realistiche da risolvere come dei veri e propri problemi. In base
alle risposte fornite sarà possibile sviluppare un nuovo modo di vedere le
cose e di pensare.
Ovviamente è necessario
continuare a coltivare tale metodologia, commisurandola all’età dei
ragazzi. Un grande risultato sarebbe arrivare alla famosa alternanza scuola
lavoro con delle soft skills completamente sviluppate, però se si
inizia da qui il lavoro cresce e c’è bisogno del supporto di professionisti ed
enti professionalizzanti.
Quindi è essenziale creare dei
veri e propri ponti tra ciò che la scuola insegna e quello che il mondo
reale desidera dai futuri lavoratori, cioè tra la teoria e la pratica. È
essenziale, per avere successo, cercare di strutturare il sistema formativo
in maniera responsabile e monitorando, nel corso del tempo, i progressi dei
ragazzi.
All’Art. 1 del disegno di legge
n. 2493 (Sviluppo di competenze non cognitive nei percorsi scolastici)
si scrive che:
«Al fine di promuovere la
cultura della competenza, di integrare i saperi disciplinari e le relative
abilità fondamentali e di migliorare il successo formativo prevenendo
analfabetismi funzionali, povertà educativa e dispersione scolastica, il
ministero dell’Istruzione, a partire dall’anno scolastico 2022/2023, favorisce
lo sviluppo delle competenze non cognitive nelle attività educative e
didattiche delle istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e
grado».
Al termine della
sperimentazione di cui all’articolo 3, sulla base dei risultati della
stessa, con decreto del ministro dell’Istruzione, sono definite le linee
guida per lo sviluppo delle competenze non cognitive di cui al comma 1, che
individuano, ove non già previsti, specifici traguardi per lo sviluppo
delle competenze e obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con
le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del
primo ciclo di istruzione, nonché con il documento Indicazioni nazionali
e nuovi scenari e con le Indicazioni nazionali per i licei e le linee guida per
gli istituti tecnici e professionali vigenti.
All’art. 3 si fa riferimento alla
durata della sperimentazione. In particolare si legge:
«Con decreto del ministro
dell’Istruzione, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore
della presente legge, sentito il Consiglio superiore della pubblica istruzione,
sono stabiliti i criteri generali per lo svolgimento, a decorrere dall’anno
scolastico 2022/2023 e per un triennio, nelle istituzioni scolastiche statali e
paritarie di ogni ordine e grado, di una sperimentazione nazionale ai sensi
dell’articolo 11 del regolamento di cui al decreto del presidente della
Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, finalizzata allo sviluppo di competenze non
cognitive nei percorsi scolastici».